Lo scrittore ideale
L'idea romantica (e fortemente sbagliata) che chi non "ci ha sbattuto la faccia" ha della scrittura è quella di un'arte spinta solo da belle emozioni. Lo scrittore è buono, lo scrittore soffre, lo scrittore ama l'arte, scrivere per esprimere se stessi, scrivere per denunciare un disagio, scrivere per raccontare una storia con la convinzione che ad altri piacerà.
L'idea romantica dello scrittore è morta o profondamente sbagliata, e questo per diverse motivazioni che probabilmente affronteremo in futuro. Oggi mi concentro solo sulle brutte emozioni che mi hanno spinto ad andare avanti.
Negli articoli precedenti ho parlato della nascita de "Il Grande Collasso", delle influenze positive ricevute da grandi scrittori. Non ho mai parlato di "quando" ho iniziato a scrivere e perché.
Sebbene il primo tentativo di scrittura (al tempo doveva essere "solo un racconto") è del 2015, le cose poi si sono arenate subito. Poi sono arrivati i figli e il tempo non c'era più.
Poi è venuto il Covid.
Con la pandemia mi sono trovato in casa con il tempo di scrivere davvero, e mi ci sono messo, ma forse neanche quello sarebbe bastato se già da tempo non fossi stato colto da una certa inquietudine, dovuta ad un "acquisto sbagliato".
Un libro bruttissimo
Nel 2018 la convinzione del "devo mettermi davvero a scrivere quel racconto che ho in testa" (ripeto: senza il Covid forse non sarebbe bastata) sfociò in un piano: dovevo smettere di confrontarmi direttamente con i grandi nomi (molti dei quali citati negli articoli già pubblicati qui) e iniziare a capire quale fosse il livello della fantascienza in Italia.
Perché?
Ovviamente era chiaro anche ai sassi che non potevo pensare di ottenere un successo come quello di grandi nomi che scrivono in lingua inglese (o tradotti).
La domanda era semplice:
Com'è il livello della fantascienza in Italia?
Ho iniziato quindi a cercare su blog, forum e social.
Poco tempo fa, su altre piattaforme, parlavo di come io sia stato abituato a navigare Facebook vedendone solo le parti buone. In pratica: non vedevo la pubblicità o altre porcherie.
Su una di queste pagine Facebook il sistema di cui sopra fece cilecca, e probabilmente vidi un post sponsorizzato scambiandolo per un effettivo suggerimento della pagina che seguivo.
Scrivo "probabilmente" perché non ne ho le prove.
So solo che, settimane dopo, tornando a cercare quel post nella pagina, non lo trovai.
Un errore imperdonabile e da neofita per uno che "crede di essere furbo" e piegare il sistema al suo volere.
Rimane il fatto che, quel fatidico giorno, lessi un post che parlava della trama di questo romanzo di fantascienza di un autore italiano sconosciuto e mi dissi: "Proviamo".
Quando fu consegnato notai subito qualcosa: conoscevo già Amazon Kindle Direct Publishing (o come si chiama) e sapevo che molti lo usano per saltare di pari passo l'interazione con le case editrici, ma non ne avevo mai comprato uno prima.
Il libro aveva tutte le carte in regola, buona copertina, ma sfogliandolo notai qualcosa di strano. La prima pagina conteneva il titolo, la seconda pagina iniziata subito col racconto.
In più (più grave, ma temo sia stata solo sfortuna) tutte le pagine sono male stampate, storte e decentrate. Questo non è molto importante, si poteva leggere comunque senza problemi.
Comunque sia: capii che avevo di fronte il mio primo libro auto-pubblicato.
Attenzione: se pensate che con questo voglia dire che questo sia indice di bassa qualità, sappiate che non è così.
Ci sono molti scrittori di valore che si auto-pubblicano, molti lo fanno dopo la prima opera. I motivi vanno cercati nei molti problemi che affliggono la piccola editoria, ma non mi dilungo.
Non ero prevenuto, credevo ancora che il libro fosse stato proposto da "quel blogger", quindi mi ci buttai.
E come andò?
Io ho un feticcio: finisco qualunque libro che inizio, non importa quanto ostico.
Per farvi capire la gravità di questo mio disturbo: ho toccato il fondo acquistando pochi anni fa "L'arcobaleno della gravità" facendomi convincere da:
- un bellissima copertina
- un'avvincente quarta di copertina
- una di quelle fascette di carta che si trovano in libreria su alcuni libri, che lo descrivevano come "uno dei cento più importanti romanzi nella storia americana".
Fu una sofferenza senza fine.
Se avete visto la serie Netflix Knives Out, c'è una piccola scena divertente dove due dei personaggi citano questo romanzo. Qualcosa del genere:
«…come ne L'arcobaleno della gravità»
«L'arcobaleno della gravità?»
«È un romanzo»
«Non l'ho letto»
«Nessuno lo ha letto»
Quando ho visto la puntata, ho guardato mia moglie con sguardo fiero e ho detto "io sì".
Ebbene… l'altro libro, quello di fantascienza auto-pubblicato, mi sono rifiutato di finirlo. Sono venuto meno al mio principio autoimposto.
Se non ho molto tempo, leggo la sera, prima di addormentarmi e in quei giorni non so dire quante volte mia moglie mi abbia sentito sbuffare o criticare quello che leggevo.
Più andavo avanti e più le cose peggioravano. Ho tenuto duro (il libro è lungo) ma alla fine ho capito che non era un uso sensato del mio tempo.
Ripensando al come lo avevo acquistato, ho capito di essere incappato in un post sponsorizzato: non era stato il blogger a propormi il libro, era qualcuno che aveva pagato (niente di male in questo).
Sono quindi andato su Amazon a cercare le recensioni, e ne ho trovato molte, con una media anche piuttosto alta, eppure moltissime recensioni erano da una stella, di persone che denunciavano le stesse cose che avevo notato io e che si chiedevano (come me) come fosse possibile che altri lo trovassero leggibile.
Leggere scrittori "non mainstream"
Non ho mai più ripetuto l'errore, ma ho capito che non puntando più ai Grandi Nomi può anche portare a questo. Un libro brutto può capitare a chiunque (vedasi "L'arcobaleno della gravità") ma se stiamo parlando dei grandi di solito (non sempre… ho già parlato male di Timeline) è perché non è il libro giusto per il lettore.
Quando ci si sposta sui piccoli nomi, le cose si fanno diverse: leggere cose non bellissime capita più di frequente. Io comunque dovevo studiare "i miei simili", il mercato nel quale volevo entrare, e non potevo tirarmi indietro. Per fortuna ho letto tante cose parecchio buone, quindi è rimasto un piacere.
Ma sono state le letture meno belle ad avermi spronato davvero. Queste mi hanno dato un senso di "superiorità", portandomi a fare un ragionamento che in realtà è molto superficiale:
"Se ci è riuscito questo tizio in XXX, perché non dovrei riuscirci io?"
"Io penso di poter fare di meglio di quando ha fatto caio per YYY"
È un modo di ragionare molto stupido e saccente (l'ho capito dopo), perché la bontà della scrittura o della trama è solo una componente dell'equazione. Questo è di nuovo legato allo stato della piccola editoria in Italia (credo argomento per un altro post).
Rimane il fatto che ho iniziato a leggere tantissimo materiale italiano, e non solo romanzi, ma anche racconti.
I racconti mi piacciono molto, inspiegabile perché se ne vedano così pochi in giro, e in questo contesto di studio della concorrenza avevano anche il potere di darmi molte informazioni più in fretta.
Comprai quindi una collana di fantascienza italiana di una casa editrice fuori dai Grandi Nomi. Erano già usciti due volumi, li comprai insieme.
Il primo volume era molto buono.
Lessi forse qualche storia non molto convincente, ma questo capita con le raccolte di racconti più commerciali.
L'importante è che lessi anche cose meravigliose, scritte talmente bene da provocarmi invidia perché mi rendevo conto che da quel livello io ero molto lontano.
Poi lessi il secondo volume e ci rimani malissimo (o benissimo, a seconda dei punti di vista).
Era terribile.
Molte delle trame sembravano messe insieme tanto per pubblicare qualcosa.
Il peggio del peggio fu che tra questi racconti ne trovai uno che mi sembrò un evidente plagio di una bellissima e famosissima storia di fantascienza che io amo moltissimo. Ci rimasi veramente male, e di nuovo scattarono questi pensieri:
"Se ci è riuscito questo tizio in XXX, perché non dovrei riuscirci io?"
"Io penso di poter fare di meglio di quando ha fatto caio per YYY"
La mia reazione fu tale che scrissi un racconto, un altro di quelli che avevo in testa da anni (e che penso sia la cosa più bella che io abbia mai scritto) e lo mandai a questa C.E. sperando, ma che dico, aspettandomi, di vederlo pubblicato nel terzo volume.
Non ho mai ricevuto risposta. Molto spesso siamo davvero pessimi ad auto-valutarci.
PS: sappiate che questa collana ha poi rilasciato davvero il terzo volume e che il livello è tornato alto. Questo mi scatenò di nuovo il senso di insoddisfazione del volume uno.
Per concludere
Il confronto con gli altri, il "credersi meglio di altri" è stato un elemento importante. Non è qualcosa di cui vantarsi ma non posso farci niente… non tutto viene da buoni sentimenti.
Il brutto libro sci-fi autoprodotto è ancora in mio possesso.
Qualche tempo fa sono stato vicino al rivenderlo su momox, non tanto per guardagnarci qualcosa (29c) ma per il fatto che in casa ho troppi libri, molti ereditati, e inizio a non avere più spazio.
Alla fine mi sono rifiutato, lo tengo (ben nascosto) un po' come un talismano. Senza di lui non sarei riuscito a fare quello che ho fatto.
Penso che il mio libro sia buono?
È una domanda alla quale non so rispondere sempre allo stesso modo. In alcuni giorni (quando ricevo buoni feedback) sì, in altri molto meno.
Non mi dispiacerebbe il tuo punto di vista! 😬